- Decimo Giunio Giovenale: vita e Satire -
 
 Scritto da: VeNoM00
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Vita, influenze e formazione

Decimo Giunio Giovenale (50-127 d.C.) vive tra gli imperatori Traiano (figlio adottivo di Nerva che conquistò la Dacia) ed Adriano (noto per la costruzione del vallo di Adriano e del suo mausoleo, Castel Sant'Angelo a Roma). In questo periodo, I e II sec. d.C., si afferma la seconda sofistica, corrente costituita da autori come Tacito e Giovenale ma anche dai poetae novelli (ovvero coloro che riprendevano con un'imitazione manieristica la poesia alessandrina e i neotereoi). Adriano stesso era uno di questi poetae novelli.
Giovenale  nasce ad Acquino, nel Lazio, da una famiglia non particolarmente benestante, a Roma vive da cliens, ma riceve una buona formazione retorica.

Le Satire

Le Satire costituiscono l'unica opera che ci è giunta, composta da 16 satire in versi esametri divisibili in due gruppi:

  • 1-7: componimenti più originali in cui prevale l'indignatio;
  • 6-16: componimenti in cui il tono è maggiormente tradizionale e moralistico;

La Satire furono pubblicate in 5 libri.

Lo stile di Giovenale

Nella prima satira Giovenale tratta argomenti letterario e presenta la sua poetica, criticando in particolare la poesia mitologica e condannando i vizi. Il poeta ci dice che gli risulta difficile non scrivere satire per via della quotidiana indignatio, strumento meditatamente scelto per la denuncia dei vizi degli uomini. Denuncia non rivolta verso individui in particolare, per via della scarsa libertà politica dell'epoca.
La sua critica è tanto efferata che si avvicina all'epica e alla tragedia: a volte la quotidianità supera la fictio (la finzione). Gli oggetti di denuncia sono:

  • la realtà;
  • il clientelarismo; nella seconda satira parla della salutatio mattutina e della sportula (ossequio al patrono con relativa mancia);
  • la corruzione dei costumi; nella terza satire racconta di Umbricio, onesto e povero cliente, che con un discorso lungo e approfondito critica la vita romana attuale e la Roma greca, rievocando il mos maiorum (costume degli antichi) ormai corrotto dalle influenze orientali;
  • la futilità dei problemi affrontati dall'imperatore; nella quarta satira narra del dono di un rombo (un pesce) all'imperatore, il quale convoca il consiglio imperiale per decidere come cuocerlo;
  • la donna; nella quarta satira fa invettiva contro la donna nel matrimonio;

Nella seconda parte della produzione satarica di Giovenale al posto dell'indignatio subentra il ludus, quindi l'ironia e lo scherno.

Confronto con Orazio

Rispetto ad Orazio le satire di Giovenale sono molto più veementi, meno controllate per via dell'intensità del contenuto. Il lessico è basso e colloquiale sebbene vi siano anche termini elevati e figure retoriche.

 


Giovenale viene incoronato con l'alloro poetico
 
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