- Il vecchio e il mare -
 
 Scritto da: Larag
ARTICOLO IMMAGINE


Santiago

"Era un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella Corrente del Golfo ed erano ottantaquattro giorni ormai che non prendeva un pesce. Nei primi quaranta giorni lo aveva accompagnato un ragazzo, ma dopo quaranta giorni passati senza che prendesse neanche un pesce, i genitori del ragazzo gli avevano detto che il vecchio ormai era decisamente e definitivamente salao, che è la peggior forma di sfortuna..." (pag.5)

Hemingway ci narra "l'epica" lotta di un pescatore che dopo moltissimi giorni che non pescava nulla, riesce a cacciare un pesce spada. Santiago, vecchio pescatore cubano, da ottantaquattro giorni non riesce a prendere un pesce e per questo viene abbandonato anche da Manolin, il ragazzo a cui ha insegnato a pescare. Così all'ottantacinquesimo giorno Santiago prende il mare da solo. All'improvviso un enorme pesce spada abbocca all'amo e trascina la barca al largo. Dopo una terribile lotta durata tre giorni e tre notti, il vecchio ha finalmente la meglio sul pesce, lo uccide e lo affranca alla fiancata della barca. Nel viaggio di ritorno però gli squali gli strappano il bottino lasciandogli tra le mani un simbolico scheletro. Quando Santiago, sfinito, entra in porto, del pesce non rimane che la testa e la lisca. L'autore ci fornisce una descrizione dettagliata del protagonista:

"...era magro e scarno e aveva rughe profonde alla nuca. Sulle guance aveva le chiazze del cancro della pelle, provocato dai riflessi del sole sul mare tropicale. Le chiazze scendevano lungo i due lati del viso e le mani avevano cicatrici profonde...tutte antiche come erosioni di un deserto senza pesci" (pag.6)

In lui si rispecchia una grande forza di volontà e voglia di vivere nonostante l'età avanzata: "Tutto in lui era vecchio tranne gli occhi che avevano lo stesso colore del mare ed erano allegri e indomiti" (pag.6)

Santiago rappresenta l'eroe dei deboli e degli sconfitti, un protagonista che ormai ha passato da un pezzo il "mezzo del cammin di nostra vita", ma che è forte e ricco di una vitalità non assopita. In lui non c'è traccia di tentazioni metafisiche o di titaniche manie di rivalsa: è solo un uomo povero, nell'emergenza di quasi tre mesi di pesca infruttuosa, che combatte una strenua battaglia col più grosso pesce spada che abbia mai abboccato al suo amo. Una battaglia col trascorrere del tempo e contro il limite dell'uomo, la vecchiaia e in ultimo la morte. L'autore non manifesta esplicitamente giudizi sui personaggi ma è evidente la sua compassione per Santiago. Nella mente del pescatore passano i ricordi di una vita, qualche volta dubita di sé stesso delle sue capacità. E' un uomo in balia di vorticose "onde interiori," ma non smette di lottare:

"la speranza e la fiducia non l'avevano mai lasciato. Ma ora si rafforzavano come quando sorge il vento" (pag.8)

Alla fine dimostrerà di non essere completamente "salao" cioè sfortunato e senza speranza. Dopo una lotta che si protrae per giorni all'insegna di una fatica disumana e di un profondo rispetto dell'uomo per la sua vittima necessaria, il pescatore riesce ad uccidere il pesce:

"Pesce... ti voglio bene e ti rispetto molto. Ma ti dovrò ammazzare prima che finisca questa giornata" (pag.40)

La vittoria sul pesce provoca in Santiago felicità ma anche risentimento di aver ucciso un essere vivente. L'avventura di questo eroe rappresenta la metafora della vita di un uomo, della vita di tutti noi, che destinata ad una fine certa, non può essere una sconfitta se vissuta con impegno e rispetto degli altri:

"...l'uomo non è fatto per la sconfitta. L'uomo può essere ucciso ma non sconfitto" (pag.78)
 


Erasmo
 
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