- Pirandello: ideologia e poetica -
 
 Scritto da: VeNoM00
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Influenze

Pirandello è siciliano e dunque il suo primo debito è verso Verga, autore che lo aiuta a rendersi conto della beffa degli ideali risorgimentali nei fatti dell'incontrastabile latifondo e della miseria dilagante. Ne I vecchi e i giovani si vede proprio la contrapposizione tra i vecchi che speravano nell'unità d'Italia e i giovani che vedono la cosa negativa.
Si rifà inoltre a Nietzsche, Binet e Schopenhauer. Risente particolarmente di quest'ultimo per la teoria del velo di Maia: un velo che si trova davanti all'uomo e gli impedisce di vedere la realtà com'è veramente, si tratta del tempo e dello spazio, forme illusorie che servono per difendersi dalla percezione che il reale è insondabile.
L'influenza di Binet, psicologo francese positivista, proviene principalmente da Le alterazioni della personalità (p. 659) in cui parlava di un territorio determinante l'agire umano oltre le apparenze.
La formazione di Pirandello non include invece Sigmund Freud; legge però Servantes (Don Chisciotte) e Sterne.

Ideologia

L'ideologia pirandelliana è espressa nel saggio L'umorismo (1908) e nelle due premesse a Il fu Mattia Pascal. La seconda premessa, detta filosofica, mette in discussione le idee positiviste e romantiche: critica l'idea positivista della verità oggettiva garantita dalla scienza e anche quella soggettiva (ovvero centralità del soggetto) propria del Romanticismo. Mette in discussione i due modi di lettura della realtà e anche il concetto stesso di verità. Pirandello sostiene l'assoluto relativismo.
Secondo Pirandello, il relativismo nasce dalla scoperta di Copernico, crisi dell'uomo, non più al centro dell'Universo. Vengono a cadere le categorie di bene, male, vero e falso, su cui si fondavano la letteratura tradizionale, in particolare la tragedia e l'epica che risolvevano i problemi dell'uomo dichiarando se una cosa era vera o falsa. Ciò non può più accadere nella letteratura moderna, che usa come chiave di letteratura l'umorismo che non propone una distinzione di valori, non da categorizzazioni, ma mette in luce le contraddizione, non risolve, non compone ma scompone. Mette in evidenza la piccolezza dell'uomo compatendolo e irridendolo.
Nel saggio L'umorismo, l'autore, spiega le differenze tra umorismo e comicità. In quest'ultima manca la riflessione: essa infatti deriva da un semplice avvertimento del contrario e si basa sul riso; l'umorismo è invece dovuto al sentimento del contrario (riflessione) e si basa sulla pietà.
Nel dodicesimo capitolo de Il fu Mattia Pascal l'eroe moderno viene rappresentato come il burattino Oreste che sotto il cielo di carta rotto non sa più come comportarsi. Oreste si accorge dello strappo e si distrae, ed è quindi scomposto, mostra le contraddizioni. L'arte è per Pirandello rivolta ad evidenziare il contrasto fra la forma e la vita. La forma è l'insieme degli auto-inganni che l'uomo si crea per convincersi che la vita abbia un senso, e che quindi l'individuo abbia un ruolo all'interno della società. La vita è invece quella forza oscura che fermenta sotto la forma, ciò che è bloccato dalla forma, le pulsioni vitali, ciò che l'uomo comprime dentro di sé ed esce nei momenti di malattia, debolezza, sosta, sogno e pazzia.
L'umorismo sottolinea ironicamente i modi in cui la forma sopprime la vita, che in un contesto teatrale diventano rispettivamente maschera e personaggio. Il personaggio, consapevole di reprimere la propria interiorità, può scegliere due strade: l'ipocrisia, ovvero si adegua alla maschera che si è o gli è stata posta indosso, oppure sceglie di vivere la scissione tra forma e vita, cioè si guarda vivere, riflettendo sulla distanza tra il proprio ruolo e la sua vera natura. Ne Il fu Mattia Pascal il protagonista va a vedere sé stesso sulla propria tomba, riflette su sé stesso, guarda ciò che gli altri pensano di lui. In Uno, nessuno e centomila, Vitangelo Moscarda quando si accorge che è uno per sé, ma anche nessuno perché centomila per gli altri, impazzisce e si guarda vivere in una casa di cura. Questa scelta trasforma la maschera in maschera nuda e implica amarezza e ironia.

 


Luigi Pirandello
 
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