- Italo Svevo: vita e contesto culturale -
 
 Scritto da: VeNoM00
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Vita, influenze e letture

Italo Svevo è in realtà uno pseudonimo: italo perché italiano e svevo perché di origine tedesco-ebraica. Il suo vero nome era Ettore Schmitz, nato a Trieste nel 1861 (anno dell'unificazione d'Italia). Svevo vive a Trieste, città inserita nel fervente ambiente culturale mittle-Europeo (ovvero che risente delle influenze del centro-Europa, in particolare tedesche), e sviluppata anche sotto il profilo economico per via della presenza di un porto franco dell'impero asburgico, a cui era dovuto il notevole sviluppo dell'attività commerciale e di conseguenza della classe borghese, a cui Svevo apparteneva.
Il giovane Ettore viene mandato in un collegio della Baviera per ricevere una formazione scientifico-commerciale, ma già allora i suoi interessi si mostravano indirizzati maggiormente alla letteratura, inclinazione però fortemente osteggiata da suo padre. Conclusi gli studi diviene impiegato in una banca di Trieste.
Nella sua formazione culturale rientrano Guicciardini, Machiavelli e Boccaccio, autori molto pratici, ma anche romanzieri francesi come Emile Zola, Stendhal e Balzac o tedeschi come Schiller e Goethe. Viene inoltre fortemente influenzato dalla lettura di Schopenauer e Darwin, facendo proprie le tesi del socialismo e del positivismo.
Tra le sue prime pubblicazioni ricordiamo L'inetto e Una vita. Successivamente sposa Livia Veneziani di cui porta avanti l'industria di vernici sottomarine di famiglia, tralasciando la letteratura, pubblicando solo nel 1898 Senilità. Tra il 1898 e il 1923 vi è silenzio totale, anche per via dello scarso successo riscosso presso la critica dei primi due romanzi, preferendo dedicarsi ad altre attività come suonare il violino.
Verso l'inizio del Novecento conosce James Joyce, insegnante di inglese (Svevo ne aveva bisogno per viaggiare). Tra i due nasce una stima e un'ammirazione reciproca, che darà nuova vita alla penna di Svevo.
In questo periodo conosce inoltre le teorie sulla psicoanalisi freudiane e Freud stesso tramite un suo parente che aveva in cura. Freud dichiara il suo parente incurabile, fatto che porterà Svevo a perdere fiducia nella psicoanalisi. Tuttavia decide di tradurre un'opera di Freud, poiché lo vede come una fonte inesauribile di idee per chi voleva fare letteratura.
Scrive così La coscienza di Zeno, opera pubblicata nel 1923, e diffusasi in Europa grazie a Joyce (allora a Parigi). La coscienza di Zeno viene recensita positivamente da Montale in Italia su L'esame, dandogli così una forte spinta nel contesto italiano. In seguito scrive anche delle novelle e inizia un quarto romanzo, Le confessioni del vegliardo, continuazione de La coscienza di Zeno , romanzo che resta però inconclusa per via della sua morte in un incidente stradale nel 1928.

 


Da sinistra, Umberto Veruda e Italo Svevo
 
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