Alterazioni. Se ha qualche senso parlare di
genialità, lo si deve fare in termini di "diversificazione": con
buona probabilità il genio non è altro che un'anomalia in
"positivo", una violenta spinta dell'irregolare evoluzione naturale.
Allo stesso modo in cui si nasce con degli handicap ci si può
trovare, per fortuna o malasorte, con capacità cerebrali fuori dalla
norma.
Perchè questa enorme "carica" non resti latente sono
tuttavia necessarie due condizioni: la predisposizione appunto
genetica e l'occasione di darle pieno sfogo. Esiste insomma la
possibilità di non dare mai completa estensione al proprio
potenziale poichè, in condizioni normali, l'essere umano è più
portato a replicare che a elaborare. Senza un motivo per fare
diversamente tendiamo a ripetere i comportamenti di chi riconosciamo
come affidabile.
Solo lo spezzarsi di un equilibrio sociale può aprire
le porte della mente, lo testimonia il fatto che tra le menti più
illustri non di rado compaiono
situazioni familiari alterate, menomazioni esteriori, abbandoni
(ecc.). Simili sofferenze portano la persona a non potersi più
allineare ai suoi coetanei, a sentirsi costantemente guardata come
differente, ad essere vittima e a capire quindi molte cose in anticipo,
a vedere ciò che per altri è ancora oscuro. Proprio in questi
momenti entra in azione il potenziale cerebrale che, se sufficiente,
dà il via alla divergenza, al pensiero libero dagli schemi.
Questo tipo di persone (in realtà rare in mezzo ai
miliardi e miliardi di esseri umani), si ritrova spesso a condurre una vita
alla stregua del disagio, se non nei pressi della
pazzia. Se da un lato ad una mente estremamente divergente non può
che apparire scialbo il vivere comune (la ripetitività della
semplicità, il limitato numero di stimoli ordinari, l'assenza di
interlocutori, ecc.), dall'altro, alzare la testa e mostrarsi può
essere molto pericoloso.
Esporre capacità anormali e tendenze particolari dà
facilmente adito ad attriti, invidie: ben pochi hanno l'umiltà di
accogliere questi delicati capolavori della nostra specie. Nella
maggior parte dei casi riusciamo appena ad apprezzarli tramite
contatti passivi (TV, internet, libri, ecc.), o se a tu per tu, solo
ammettendoci segretamente migliori di loro in altri campi del
vivere.
L'unico tipo di ammirazione davvero diffusa è quella
generata dal bisogno e talvolta dallo sfruttamento. La triste verità è che l'uomo comune non
sopporta chi vede ogni cosa sotto un aspetto più profondo, più
critico, più complesso, più originale, in una parola: diverso.