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Articoli Esempio di linguaggio familiare
Racconto ironico che parla di due nonni un po' particolari




Esempio di linguaggio familiare

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 Esempio di linguaggio familiare

Stando a dormire a casa dei miei nonni capitava spesso di trovarsi di fronte a delle liti coniugali che il più delle volte sfioravano il comico; la componente che scatenava l'ilarità di noi spettatori era data dal carattere così diverso dei due: mia nonna, chiamata in gioventù la "Leonessa" era ambiziosa e una grande lavoratrice mentre mio nonno, dalla folta chioma bianca e ottantasei anni sulle spalle, era invece famoso per la sua mitezza e bontà d'animo. Si lascia intendere al lettore chi teneva lo scettro di comando nella famiglia.
<%'ADV_ORGANIZER 1.0 | formato, categoria, base, altezza, unico, disposizione, voto, dove, numero,tipo,refresh,output response.write(organize_adv(0,categoria,468,60,176,,9,,1,1,1,)) %> Di domenica, quando era ora di andare a messa mia nonna, già di "chioma grigia", si attardava ancora come una ragazzina a mettersi a posto, di fronte allo specchio, teneva molto all'ordine, forse più a quello che alla puntualità; intanto mio nonno che aveva la fissazione di arrivare in chiesa in orario si disperava e battendo le mani come per dare il via ad una corsa, diceva così: "Allora siamo pronti?" e lei agitando la mano come per dire "guarda che te le do" e uno sguardo iniettato di rabbia rispondeva: "Ma cosa vuoi arrivare lì un ora prima? Sai cosa sei? Sai cosa ti dico? Ti sei un pagliaccio! Ecco cosa sei!" - Di rimando arrivava subito la pacata risposta: "Manno io devo andare! Poi non troviamo più i posti per sederci..." - E lei come prima: "Aahh guarda! se fos par lu...! Guarda v'è!"- E' così che proseguiva l'insensato litigio, fino a quando mio nonno pronunciava le fatidiche parole: "Pace e bene, io scendo a tirar fuori la macchina." A quel punto mia nonna rimaneva spiazzata e in silenzio si affrettava a chiudere la casa e a salire sull'ascensore.
Dopo la messa c'era la consueta telefonata che così si svolgeva: mia nonna, composto il numero di casa nostra, iniziava a battere nervosamente il piede a terra, quando mia madre sollevava la cornetta la frase ormai arcinota era: "Ah, ciao, aspetta un attimo che passo la telefonata in camera mia..." Detto ciò come sempre mia madre pigiava il pulsante sbagliato così che la linea non veniva passata ad alcun apparecchio ma rimaneva invece sospesa con l'irritante musichetta di attesa che si ripeteva ciclicamente fino a quando, inspiegabilmente, cessava di stordire; in quel momento esatto mia nonna iniziava con un crescendo di ira: "Pronto... Pronto... Pronto! Ma, pronto!! Ma e alora?! Ma sta casa l'è 'n centralino! Ma insomma!" Nel pronunciare queste ultime parole sbatteva la cornetta con grande forza tanto che, a volte, capitava addirittura che l'apparecchio rimanesse in linea impedendo così all'interlocutore di richiamare.
Il seguente pranzo era sempre preparato con dovizia e abbondanza dato che mia nonna teneva molto ad essere apprezzata anche come cuoca. Terminati i primi piatti, così abbondanti da "stendere un cammello", arrivavano i secondi e così via. Il pasto proseguiva fino a quando uno dei commensali non stramazzava a terra ormai sazio e satollo... In quel mentre la "Leonessa" riprendeva a ringhiare: "A matai, matai, sti fioi! Non mangiano più niente! Se sono arrivata fino alla mia età così sana è perchè ho sempre mangiato giusto!" - Andava avanti così fino al dolce.
Dopo pranzo amavamo schiacciare un pisolino in salotto, tra quelle mura ci sentivamo protetti. Sia di giorno che di notte apprezzavamo il vociferare dei passanti nel corso sottostante che ci cullavano in quell'ambiente magico... Quella fu per molti anni la nostra casa di gioco preferita.

 

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