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Articoli Postdarwinismo in nuce
L'uomo è frutto di una evoluzione o di un atto creativo?




Postdarwinismo in nuce

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 Postdarwinismo in nuce

Charles Robert Darwin, naturalista inglese del XIX° secolo, nel 1831, a bordo della nave Beagle, partì per una spedizione attorno al mondo durata cinque anni, durante la quale raccolse innumerevoli informazioni sulla flora e la fauna delle zone attraversate. In seguito a queste esperienze, pubblicò il primo abbozzo della teoria evoluzionistica: "Sull'origine delle specie", nel 1859. Nel 1871 dette alle stampe "La discendenza dell'uomo", che trattava il rapporto tra uomo e scimmie. Dopo tutti gli alterni successi e critiche della teoria biologica dell'evoluzione naturale degli esseri viventi, essa sembra essere in ambiente scientifico generalmente accettata nelle sue linee più generali, come intuizione, seppur discussa, e per molti lati, nei contenuti che ne discendono.

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Oggi il dilemma posto: "L'uomo è frutto di una evoluzione o di un atto creativo", sembra sia da molto tempo superato, in quanto, come con la scoperta del DNA, microscopicamente, si è visto ordinato in nuce tutto uno sviluppo, così, è verosimile che l'Essere Supremo possa avere, macroscopicamente, programmato in nuce, tutta una evoluzione, già prima del "Bigbang" (la grande ipotesi contemporanea dell'  esplosione primordiale dalla quale avrebbe avuto origine l'universo), compreso il suo atto creativo, che è continuo, in fieri, anche nell'ipotesi del passaggio dalla scimmia all'uomo. Questo passaggio si innesterebbe nel  disegno dell'atto creativo totale, dall'inizio.

La nozione di evoluzione nel suo accesso più largo è una conquista innegabile. Il dubbio sorge sul  "come" questo avvenga. Secondo Darwin, i momenti del processo evolutivo sono due: 1) la mutazione del corredo genetico dell'individuo, che avviene del tutto casualmente 2) la selezione, cheprivilegia gli individui portatori delle mutazioni più vantaggiose per la conservazione della specie. Questi ultimi, infatti, sopravviverebbero più facilmente, perpetuando così, attraverso la riproduzione, i propri caratteri.

Oggetto di critica sono i termini: "del tutto casualmente". La casualità può essere reale nel breve periodo, ma è apparente per quanto riguarda il lungo periodo, o, meglio, la storia dell'universo e dell'uomo nel suo svolgersi.  Benché non manchino tra i contemporanei veri e propri neodarwinisti, anche di taglio diverso tra loro, molto spesso, in realtà, l'uomo di oggi non accetta il puro meccanicismo materialista.

E' nata, al contrario, ad esempio, la teoria dell'Intelligent Design, negli USA. In un suo articolo A. Mannucci  presenta questa teoria del biochimico Michael Behe. "Si è capito che gli esseri viventi sono formati da parti integrate di un sistema ultra-complesso che non và alla ricerca di vantaggi selettivi finalizzati solo alla propria sopravvivenza, ma agisce secondo un "criterio" che rivela una intelligenza in atto." E ancora: "Il corpo umano consiste di miliardi di cellule, ognuna di queste costituisce una unità complessa di informazione, la combinazione di tutte le cellule concorre alla struttura e alla funzione di ogni essere umano, che a sua volta concorre insieme agli altri esseri umani alla struttura e alla funzione dell'Umanità nel suo complesso. Behe ha proclamato l'evidenza del Design Intelligente come uno dei più grandi successi della scienza. Ma una volta superato il materialismo darwinista a cosa si arriva? La teoria dell'Intelligent Design riconosce che tutto in natura è frutto di informazione (da informare = dare forma), e che il concetto, l'idea, precede il concreto (teoria delle idee di Platone). Stabilito dunque che una finalità esiste, si tratta ora di capire qual è, ovvero qual é il senso di questo "disegno intelligente", che continua a sfuggire ad ogni progresso."

Queste indagini e questi risultati, così come la nostra stessa vita, sono un cammino, sono come l'arte maieutica socratica, devono far nascere in noi la verità.

 

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