- Considerazioni preliminari -
 

Polo Nord
 
ECOLOGIA

CONSIDERAZIONI PRELIMINARI

Avvertenza: le informazioni sulla situazione ambientale e sulle risposte degli organismi politici internazionali mutano e si accrescono di giorno in giorno per cui, al momento della stesura della presente memoria, molto di quanto vi è contenuto potrebbe già essere 'superato'.

  • "Disastri del clima, al 95% colpa dell'uomo" - da Corriere della Sera, 2 febbraio 2007, p.23.
  • "L'emissione di gas serra [...] sta causando riscaldamento globale a un ritmo che inizialmente era significativo, ora è diventato allarmante ed è semplicemente insostenibile a lungo termine. E per lungo termine non intendo fra qualche secolo. Intendo certamente nel corso della vita dei miei figli; e forse anche nel corso della mia. [...] Non c'è alcun dubbio che il momento di agire è questo" - Tony Blair, Speech on climate change, 14 settembre 2004.
  • "[...] Non ha nessuna speranza chi non ha mai avuto una paura" - William Cowper, Truth.
  • "Scrivete a un politico a proposito del mutamento climatico. Può cambiare il mondo." - T. Flannery.

Naturalmente, dichiaro che quanto verrò esponendo non pretende di avere valore di precisione assoluta e di esaustività totale, innanzitutto:

  • per la mia scarsa preparazione scientifica (le mie conoscenze in campo chimico e biologico etc. sono davvero superficiali: ho semplicemente letto con difficoltà un pugno di libri (assai pochi!) i cui contenuti informativi e le cui prospettive pratiche vorrei comunicarvi); niente di quello che dirò è "originale"; tutto però sarà riportato a precise documentazioni, in modo che ciascuno di voi possa controllare e confermare (o smentire);
     
  • in secondo luogo, perché nell'esporre su questa spinosissima questione che riguarda il futuro di tutti noi, il cambiamento climatico globale dovuto ad attività antropiche, farò riferimento a modelli climatologici che - a detta di R. Pielke Sr, docente alla Colorado State University- sono strumenti importanti ma "non possono garantire previsioni perfette sul futuro" (Limes, p. 134). Infatti, gli elementi che intervengono a comporre un quadro di previsioni climatiche sono innumerevoli e tutti strettamente intrecciati tra di loro: ogni modello è solo una approssimazione in formule matematiche alla realtà, e per rappresentare al meglio il sistema Terra bisogna includere informazioni riguardanti oceani, atmosfera, condizioni del suolo, condizioni della criosfera etc. Il modello non può offrire previsioni certe sia perché la soggettività 'politica' del ricercatore non può essere cancellata, sia perché le variabili di cui tenere conto sono davvero moltissime.

L'esposizione inoltre potrebbe venire contestata per una semplice ragione: l'essere una relazione che diffonde "terrorismo psicologico". E subito prevengo l'obiezione ricordando che l'esposizione presenta certamente una serie di scenari terrificanti, ma giudicati "plausibili" sia da organismi del Pentagono sia da organismi dell'O.N.U sia dalla stragrande maggioranza degli scienziati che operano nel campo della climatologia. Se l'esposizione è "terroristica", allora lo è anche quanto dice Tony Blair, e "terroristi psicologici" sono anche Arnold Schwarzenegger (governatore della California) e Al Gore (ex-vicepresidente degli U.S.A. proposto oggi come candidato al premio Nobel per la pace, in virtù del suo impegno ambientalista).

Il "terrorismo psicologico" è una operazione che mira ad arte a diffondere paure ingiustificate per manovrare l'opinione pubblica e controllarne le prassi politiche. Ma in questo caso - basta guardarsi attorno, volerlo fare per davvero- la paura è tutt'altro che ingiustificata, e comunque - come ha sostenuto il filosofo Hans Jonas- "solo la paura ci salverà". La diffusione di notizie allarmanti non ha lo scopo di deprimere ma di spronare ad un comportamento più rispettoso verso l'ambiente. E' bene aver paura ora, per poter arginare i 'plausibili' scenari catastrofici che potrebbero incombere su di noi domani. Non voglio terrorizzare nessuno (posto che io davvero ne abbia le capacità), se con ciò si intende 'paralizzare' e 'letargizzare' l'uditorio. Al contrario, vorrei contribuire a diffondere un po' di preoccupazione (con idee che non sono mie e che sono solo probabili, non certe!) perché tutti noi assieme si possa fare qualcosa per noi stessi. Che cosa, non so: magari lo possiamo scoprire assieme.

Altra possibile obiezione: l'essere, la mia, una esposizione schierata in termini partitici. Mi spiace, ma non è così. La finalità del discorso è senz'altro 'politica' (nel senso che vuol contribuire, molto umilmente, a impegnare tutti quanti all'azione nella polis, nella 'città dell'uomo') ma non è necessariamente da intendersi in senso partitico. Il discorso (né originale né particolarmente 'dotto') non è né di sinistra né di destra né di centro, esattamente così come l'aria che si respira non è né comunista né liberal-democratica; né esclusività di Forza Italia, né proprietà dei DS! Mi spiace, ma il discorso non si iscrive necessariamente nemmeno nella logica partitica di una qualche formazione 'verde'. So cosa si potrebbe dire: ma questo è il solito comunista rompiscatole (oppure: ma è un neo-nazista trascinato da impeti ruralisti e anti-industrialisti)! Allora, a pari titolo, e ben più di me (che conto ben poco), sono comunisti/nazisti Blair (e prima di lui la Thatcher), Al Gore (ex-vicepresidente degli U.S.A, - strano che non se ne siano accorti, di avere un marxista che si aggirava nella Casa Bianca!!) Schwarzenegger ( membro della destra repubblicana negli U.S.A)e tanti altri, oltre a un mucchio di scienziati come i premi Nobel Paul Crutzen e Rubbia.

Con ciò ho concluso la già troppo lunga introduzione. Mi limito ora brevemente a scandire la serie dei passaggi concettuali che seguirò nell'esposizione:

  • in primo luogo, presenterò una ipotesi politica provocatoria legata ai mutamenti climatici in corso. Tale ipotesi (in realtà, un dilemma politico) dovrà poi essere messa alla prova delle proposte tecnologiche attualmente approntate per governare il cambiamento climatico mondiale. Questa ipotesi costituisce il 'filo rosso' di tutto il discorso, e troverà una risposta proprio nella fase conclusiva;
     
  • in secondo luogo, passerò a presentare una serie di fatti per descrivere il cambiamento climatico in corso (spero di non annoiarvi);
     
  • in terzo luogo, alla luce dei fatti climatici, presenterò tre scenari catastrofici ma plausibili, servendomi principalmente delle indicazioni raccolte da Tim Flannery (scienziato australiano, ha insegnato ad Harvard, è stato direttore del South Australian Museum; attualmente è docente alla Macquarie University, ed è il rappresentate australiano della National Geographic Society);
     
  • in quarto luogo presenterò alcune delle principali proposte di soluzione attualmente studiate/praticate per evitare gli scenari catastrofici di cui sopra, e nel contempo indicherò la risposta che alcuni scienziati oggi danno al dilemma politico che apre la relazione.

IL DILEMMA DI DAHRENDORF

Come ricorda Gabriele Ciampi (ricercatore dell'Università di Firenze), alcuni anni fa, Ralf Dahrendorf (uno dei massimi politologi contemporanei) aveva con molta amarezza sostenuto che dinanzi al tendenziale collasso del sistema ambiente (a causa dello scriteriato agire umano: emissione di CO2, piogge acide, etc.etc.) erano possibili solo due opzioni: o morire liberi o sopravvivere schiavi. La attuale democrazia liberale, crollato il muro di Berlino, è una democrazia a fortissima tendenza consumistica, ma la affluence (opulenza misurabile in consumo pro-capite) è tale che gli attuali ritmi di sviluppo economico porteranno alla eco-catastrofe; Poiché l'idea della riduzione dei consumi non riscuote alcun consenso popolare (chi è disposto ad andare a piedi o in bicicletta, tra di noi, o a spegnere per un po' la playstation?) l'unica soluzione a tale inevitabile catastrofe è la sospensione della democrazia. Solo un sistema politico autoritario-dittatoriale può - sospendendo la democrazia e imponendo di forza il rispetto di regole ambientali che limitino l'emissione di sostanze inquinanti- permettere la "redenzione dell'ambiente" (Limes, op.cit., p.151).

Ecco il dilemma: cosa dobbiamo fare? Continuare a consumare e allegramente suicidarci, o sperare in una dittatura 'ecologica'? Non vi sono altre soluzioni!

Ma il dilemma di Dahrendorf ha forse il sapore di una provocazione. E' possibile attuare un progetto politico che eviti nel contempo la dittatura e la catastrofe ambientale? Vedremo sul finire del discorso cosa dicono Flannery e altri scienziati.
 

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