- Labirinto -
 

Immagine di un labirinto che imprigione un uomo
 
PRESENTAZIONE

A ogni essere umano è capitato nel corso dei suoi anni di porsi domande che oserei chiamare "ontologico-esistenziali", riguardo al senso della sua vita; e subito si vengono a constatare alcune contraddizioni circa i limiti e le possibilità umane.
Il filosofo Norberto Bobbio nella sua Autobiografia si interroga sul significato della vita, per mezzo di tre immagini tratte da Wittgenstein, elevate a paradigmi: "la bottiglia nella quale la mosca vola a casaccio, la rete in cui si dibatte il pesce, il labirinto entro il quale ci si aggira cercando la via per uscirne. Al di là del comune malessere, la mosca nella bottiglia, il pesce nella rete e l'errabondo nel labirinto sono in condizioni molto diverse. La mosca uscirà dalla bottiglia (sempre che sia senza tappo) solo per un colpo di fortuna. La sorte del pesce è invece segnata e il suo dibattersi non farà che impigliarlo sempre di più, mentre chi è perso nel labirinto può tentare di uscirne con il suo ingegno. La sorte, la necessità e l'ingegno sono le cause che muovono le tre situazioni. "
Bobbio, tra le tre immagini predilige quella del labirinto: "Chi entra in un labirinto sa che esiste una via d'uscita, ma non sa quale delle molte vie che gli si aprono innanzi di volta in volta vi conduca [...]". (Gustavo Zagrebelsky. Norberto Bobbio e l'etica del labirinto. Da "La Repubblica" del 27 settembre 2006). Come dire che l'impegno umano per dare senso alla propria esistenza non garantisce comunque certezze definitive: quello che conta è l'impegno di sapore illuministico, il solo che possa restituire dignità al vivere umano.

Un'emblematica allegoria, utilizzata non di rado in svariati ambiti, da quello artistico a quello filosofico, per rappresentare la vita umana è appunto quella del labirinto. La vita dell'uomo viene infatti simbolicamente immaginata come un "edificio" eterogeneo, sbilenco, problematico, inestricabile, atto a confonderci.
L'addentrarsi in un sentiero piuttosto che in un altro genera al nostro interno sentimento di angoscia poiché non siamo minimamente a conoscenza di quello a cui andiamo incontro e neanche completamente di ciò che, scegliendo, ci siamo appena preclusi. Le nostre scelte, determinate dal libero arbitrio sono il più delle volte degli aut-aut che tendono a escludersi l'una con l'altra e non a trovare conciliazione in una Aufhebung. Questo è in grande sintesi il pensiero del danese Soren Kierkegaard che andremo meglio ad analizzare nel successivo capitolo.

Riprendendo le fila del discorso originario, avevamo anche accennato alla complessità della struttura di questo edificio, composto da ingannevoli simmetrie e apparenti sbocchi. Questa struttura è risultata molto suggestiva in particolar modo per un grande artista olandese, ovvero sia Maurits Escher.
I suoi quadri furono anche oggetto di molti studiosi matematici che approfondirono i calcoli geometrici che si celavano al di sotto di queste costruzioni impossibili. L'artista in questione è stato temerariamente affiancato al matematico, autore dei teoremi di incompletezza, Kurt Godel nell'opera "Un'eterna ghirlanda brillante" di Hofstadter. In comune i due grandi pensatori hanno una originaria metodologia, denominata come "strani anelli ascendenti/discendenti", che sarà meglio chiarificata in seguito.

Kurt Godel viene solitamente collocato all'interno della corrente che segnò la crisi dei valori positivisti. Egli attraverso una lineare argomentazione dimostra che un sistema non può contemporaneamente essere coerente e completo; inoltre non può, quindi esistere nessuna macchina in grado di racchiudere tutto lo scibile, proprio perché alla base del sistema ci sarebbe una proposizione, la quale non potrebbe essere verificata in quanto principio primum. Qui viene alla luce un altro tema molto dibattuto cioè la programmazione di "macchine intelligenti" le cosiddette IA. Peculiarità propria dell'essere intelligenti però è anche il saper essere flessibile mentre invece è ben nota la rigidità delle macchine nell'ubbidire a ordini e nel non saper uscire dagli schemi; in sostanza nel non essere dotati di libero arbitrio.

Altro personaggio di spicco che tratta in chiave del tutto originale i limiti e le possibilità dell'agire umano è lo scrittore argentino Borges. La sua formazione è assai eterogenea, perciò diventa anche difficile classificare i suoi scritti all'interno di una corrente; egli affrontò un'innumerevole quantità di diverse tematiche e quella che andremo ad approfondire per cercare di avere un quadro il più possibile completo del tema del labirinto sarà il racconto della "Biblioteca di Babele", appartenente all'opera "Finzioni", dove il genere fantastico e narrativo si intrecciano dando vita a riflessioni affrontate in chiave allegorica sulle eterne domande della cultura occidentale, facendo congiungere tra loro filosofia e religione. Ultimo autore che merita di essere esaminato, se si tratta il tema del "labirinto", rimane Italo Calvino, concentrandoci in particolar modo sul saggio "La sfida al labirinto".

Il nostro percorso inizierà analizzando l'ideologia di Kierkegaard ponendo un particolare occhio di riguardo all'importanza della scelta e alle responsabilità dell'individuo.
 
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