- Martin Heidegger e riflessioni -
 

Pronti a morire?
 
HEIDEGGER: PERCHE' L'ADESIONE AL NAZISMO


Innanzitutto prima di parlare di Heidegger è doveroso precisare la sua seppur breve e limitata adesione alle idee proposte dal partito nazista di Hitler.
Il filosofo, forse "stregato" da ideali affascinanti, o forse spinto dall'idea del poeta che prediligeva (Hölderlin) diede il suo consenso (iniziale) al nazismo:

"Dove è il pericolo, cresce anche ciò che salva" 15

Il nazismo per Heidegger forse non fu un fine ma uno strumento attraverso il quale egli pensava di poter far ritornare l'uomo ad essere l'autentico "pastore dell'Essere":
 

"Nella dimenticanza dell'essere, promuovere solo l'ente, questo è il nichilismo" 16

L'ESISTENZA NELLA SOCIETA' DI MASSA E' INAUTENTICA...


Heidegger

Per Heidegger esistono due modi di essere nel mondo:

  • quello dell'autenticità
  • quello dell'inautenticità

Un'esistenza risulta "inautentica" se caratterizzata da non-scelte e da un'assoluta non-originarietà. L'uomo infatti, nel relazionarsi col mondo, manifesta spesso una tendenza che il filosofo definisce come "deiezione" (trasformazione in una cosa come le altre), egli assume difatti atteggiamenti che lo portano a rinunciare all'autenticità e di conseguenza all'esistenza stessa e alla progettualità. L'uomo rinuncia a quella prerogativa che lo rende unico...

L'esistenza inautentica, precisa inoltre Heidegger, è quella contraddistinta dal "Si" riflessivo ("Si fa", "Si pensa", "Si crede", ecc.), imperante nell'età della "massificazione".

In particolare, questo atteggiamento si rmanifesta nel momento in cui l'uomo rinuncia alle proprie scelte per adeguarsi al modo di comportarsi del "Si", cioè al modo di comportarsi della collettività (forse paragonabile al "Si" del Sistema): in ciò egli diventa una "cosa" priva di progettualità, viene passivamente trascinato dalla corrente e si trova di fronte alla scelta inevitabilmente conformistica.

Quando l'esistenza umana è similmente impoverita (perché appunto dominata dal "Si") l'uomo non parla più né è indotto ad aspirare alla conoscenza: il "discorso" cede il passo alla "chiacchiera" e la "conoscenza" viene sostituita dalla "curiosità": ecco quindi l'appiattimento culturale più completo...

Nel momento in cui cede al "Si", l'uomo non discorre più a riguardo di "cose" che coscientemente sente sue e di cui vuole "parlare" con gli altri bensì "chiacchiera" avvalendosi di modi di pensare assolutamente comuni: egli tende infatti a parlare delle cose di cui tutti parlano nel medesimo modo in cui tutti ne "chiacchierano".

Non si può sfuggire al "Si" nemmeno facendo gli anticonformisti perché, in definitiva, anche l'anti-conformismo, secondo Heidegger, è conformismo.
 

FERMIAMOCI UN ATTIMO A RIFLETTERE...

Viviamo in una società dove tutti, per sfuggire al conformismo, seguiamo modelli "anticonformisti" (quelli proposti dalla TV magari) e nel farlo ci sentiamo ingenuamente unici ed inimitabili... Falso! Falso anticonformismo! Anticonformismo che si tramuta nel conformismo più bieco! Si tratta solo di un conformismo diverso da quello da cui volevamo scappare ma che nella sostanza è assolutamente identico!

Nel "Si" SIamo tutti un po' colpevoli e tutti un po' innocenti perchè immaginiamo di appartenere ad un determinato gruppo di persone speciali: né troppo cattive, né troppo buone... Falso! Falsissimo! Siamo sempre noi, nella nostra singolare meschinità, con l'unica differenza di essere svuotati e decurtati della nostra soggettività, al posto della quale, giunge ad imporsi un unico e nuovo grande soggetto: il Sistema (ancora una volta: il nostro carceriere psichico)...

Un esempio di vita autentica e di vero anti-conformismo (divincolato dal "Si" passivante) può essere ben espresso dalla leggendaria figura di Socrate, il quale fu tanto disposto alle situazioni canoniche quanto al sottrarsi da esse... proprio in virtù dell'autenticità delle sue scelte egli fu un vero anti-conformista: impiegò difatti sé stesso sempre liberamente e senza mai farsi influenzare dal "Si" generale.
 

FIGHT CLUB: PRONTI A MORIRE?

L'aspetto più "inautentico" dell'esistenza nella società di massa risiede proprio nel fatto che si vive perfino la morte nel "Si": non "io muoio", ma "Si muore", come se la morte non ci coinvolgesse mai singolarmente; essa, praticamente, viene inglobata dal "Si" generico e perde il suo significato di possibilità: viene meno il concetto di "essere-per-la-morte" e, con esso, la libertà stessa di scelta. Essere pronti a morire significa essere liberi...

L'essere-per-la-morte è in Heidegger la certezza che di fronte ad essa tutto si riduce ad un denominatore comune e proprio questa consapevolezza rappresenta nella sua filosofia la vita autentica: sconfitta la morte non esiste più nessuna paura...

In Fight Club questi concetti sono lampanti e scanditi da un crescendo che può essere così sintetizzato:

  • essere pronti al dolore e alla sofferenza: Tyler prende la mano del suo alter ego, la bacia, lo guarda negli occhi e, rovesciando in quel punto la lisciva procura lui un'ustione chimica... Il dolore è immenso ma Tyler incita il suo interlocutore a restare lì con il suo dolore, ad affrontarlo...
     
  • essere-per-la-morte: in autostrada, Tyler, su una berlina con il suo alter ego, lascia il volante e, tra lo stupore, le urla e la paura del suo secondo Io si va a schiantare a gran velocità contro il Guard-Rail... Tyler ha la possibilità di morire di fronte a sé ma il suo sguardo è rilassato...
CITAZIONI

15. Friedrich Hölderlin, Patmos
16. Martin Heidegger, Introduzione alla metafisica
 
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