- Cradle of Filth -
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Cradle of Filth - Damnation And A Day Damnation And A Day

Gruppo: Cradle of Filth
Genere: Gothic Black
Etichetta: Sony Music
Durata: 77 minuti
Data d'uscita: 2003
Voto: 6

1. A Bruise Upon The Silent Moon - 2. The Promise Of Fever - 3. Hurt And Virtue - 4. An Enemy Led The Tempest - 5. Damned In Any Language (A Plague On Words) - 6. Better To Reign In Hell - 7. Serpent Tongue - 8. Carrion - 9. The Mordant Liquor Of Tears - 10. Presents From The Poison-Hearted - 11. Doberman Pharaoh - 12. Babalon A.D. (So Glad For The Madness) - 13. A Scarlet Witch Lit The Season - 14. Mannequin - 15. Thank God For The Suffering - 16. The Smoke Of Her Burning - 17. End Of Daze
 
RECENSIONE



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Mi sono apprestato a recensire l'ultimo lavoro dei Cradle of Filth con una sensazione di nuovo dal momento che l'ultimo loro disco che ebbi occasione di ascoltare fu Midian. Forse è stato questo il problema del mio ascolto di questo disco.
Innanzitutto si tratta di un lavoro dalla produzione fin troppo perfetta sia per quanto riguarda il suono che per l'artwork. Dalla copertina, e poi in seguito dai testi del disco, è palese che "Damnation and a Day" tratta tematiche legate alla creazione, ai personaggi di Adamo ed Eva e alla loro cacciata dal paradiso terrestre. Per quanto riguarda la produzione di cui ho accennato, c'è da ricordare che da questo disco i Cradle of Filth hanno cambiato etichetta entrando nella Sony, fatto che ha fatto storcere il naso a molti. Si è pensato addirittura che la band con questo disco cambiasse radicalmente genere dal momento che la Sony non è assolutamente specializzata nel genere.
Il fatto che invece il suono non cambi proprio per niente forse è anche più triste per due motivi: la conferma di mancanza di originalità da parte del gruppo e il fatto che alla gente i Cradle of Filth piacciono proprio così come sono.
Ma veniamo alla musica in sè: rispetto a lavori precendenti è stata data molta più importanza alle chitarre che in certi passi vogliono ingannare l'ascoltatore con riff che intendono assomigliare a qualcosa di thrasheggiante (ad esempio nella opener The Promise of Fever). In questo c'è stato un miglioramento visto che in fatto di chitarre questo gruppo ha sempre avuto lacune. Le tastiere sono state occultate maggiormente nonostante il gruppo si sia avvalso di una vera orchestra per l'esecuzione dei brani. Il problema è che le basi delle tastiere, se le ascoltate bene, sono sempre le stesse. Per quanto riguarda la batteria riconosco lo stile che già aveva pervaso Midian su cui non c'è nulla da dire visto che in questo disco ha inserito anche dei tempi veloci molto belli. Se proprio dovessi trovare l'ago nel pagliaio direi che come al solito anche la batteria manca di originalità. Il vero problema, signori, è la voce che non da assolutamente nulla di nuovo. Gli stessi patterns vocali potrebbero essere benissimo quelli dei loro dischi precendenti... e per tutto il disco aleggia questa sensazione di fregatura. Mi sono trovato qualcosa di diverso, questo non si può negare, a cominciare dalla registrazione la produzione e la riffistica, ma a fine disco ci si rende conto che si tratta di una maschera con la classica produzione fredda da gruppo "evil pop" tutto basato sulle vocals e la batteria con il basso che non esiste. Per questo mi è venuto da pensare che non basta cambiare la carrozzeria alla macchina se sotto non funziona. Alla settima canzone, "Serpent Tongue" il disco ha cominciato ad annoiarmi. È brutto da dire o forse si tratta solo di gusti, ma mi sembra che chi continua ad essere esaltato da questo gruppo la fa per il nome che porta. In sostanza consiglio il disco solo a chi si avvicina per la prima volta a questo gruppo oppure ai fan sfegatati.
 


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