- Dimmu Borgir -
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Dimmu Borgir - Enthrone Darkness Triumphant Enthrone Darkness Triumphant

Gruppo: Dimmu Borgir
Genere: Melodic Black
Etichetta: Nuclear Blast
Durata: 57:02
Data d'uscita: 1997
Voto: 7

1. Mourning palace - 2. Spellbound (by the devil) - 3. In death's embrace - 4. Relinquishment of spirit and flesh - 5. The night masquerade - 6. Tormentor of christian souls - 7. Entrance - 8. Master of disharmony - 9. Prudence's fall - 10. A succubus in rapture - 11. Raabjørn speiler draugheimens skodde
 
RECENSIONE



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Se oggi i metallari dalla mentalità più aperta sono soliti distinguere il black in gruppi "true" e gruppi di "frocetti" buona parte di questo scisma è merito dei Dimmu Borgir. Ingiustamente accostati ai Cradle of Filth, la band norvegese ha a mio avviso veramente poco e niente da spartire con i colleghi albionici. Intanto, primo punto evidentissimo, l'uso delle vocals: il modello uomo lucertola Dani Filth manca totalmente nei Dimmu Borgir visto che Shagrath dopo essersi cimentato in uno screaming molto più vicino al black classico, a partire da E. D. T. Si indirizza verso territori più aggressivi, a tratti vicini al cantato growl. Le tastiere (il fattore determinante nello scisma della nera fiamma) mancano totalmente di quel flavour gothic molto ammiccante per diventare morbosamente depravate, con quel suono che pare così rilassante in contrapposizione alla musica. E le differenze sarebbero ancora lunghe da elencare, ma evidentemente poco o nulla interessa a chi è solito giudicare superficialmente queste due band.
La storia dei Dimmu Borgir inizia in piena era black, mentre Darkthrone, Mayhem, Satyricon ed Emperor vomitavano le loro pagane blasfemie la band di Shagrath rinunciava fin dall'inizio a quel sound aggressivo e violento, in favore di composizioni decisamente più melodiche con larghissimo uso del pianoforte. For All Tid e Stormblast rappresentarono la base, il punto di partenza dal quale la band iniziò il suo controverso cammino musicale. Il suono, nonostante non si trattasse affatto di black metal, era comunque gelido, freddo. Ma è a partire da Enthrone Darkness Triumphant che il registro cambia: restano le melodie, le tastiere, ma aumenta l'aggressività, si inizia ad intraprendere la strada che li porterà a produrre un disco come Puritanical Euphoric Misanthropia a metà strada tra black-death e thrash. L'album si apre con gli inquietanti violini di Mourning Palace, uno dei brani più famosi della band e che concentra un intero disco in soli cinque minuti, con la sua dose di violenza e melodia. Gli stessi ingredienti che ritroviamo in Spellbound, con un tappeto di tastiere che ricordano cattedrali profanate e urla di disperazione, prima del finale molto heavy. Sì perchè quello che forse rende particolare i Dimmu Borgir è il loro modo di rendere estremi dei riff che in realtà sono figli di una tradizione heavy metal, più che black; ecco quindi che anche In Death Embrace viene costruita attorno ad un riff molto semplice, su cui si staglia un tappeto di tastiere frenetico, che apre la strada ai momenti più riflessivi in cui riappare anche il pianoforte. Relinquishment of Spirit and Flesh, assieme a Master of Disharmony, rappresentano il lato più aggressivo della band ma se la prima pare orientarsi più verso un thrash-death, la seconda contiene degli elementi vagamente avvicinabili al black, come alcune parti di batteria ossessive nella loro ripetitività e dei riff di lontana ispiriazione Emperoriana. La stessa ripetitività che troviamo, in modo assolutamente diverso in Entrance: qui è la tastiera a creare un'atmosfera completamente irreale, priva di spazio e tempo, oserei dire quasi romantica, su cui troneggia il raggelante screaming di Shagrath. Personalmente lo ritengo uno dei picchi compositivi più alti mai raggiunti dalla band norvegese, forse il vero manifesto della loro musica, ancor più di Mourning Palace.
Impossibile non menzionare Tormentor of Christian Souls, non tanto per l'aspetto prettamente musicale (non aggiunge nè toglie nulla al disco) quanto per la vergognosa censura che ha ricevuto il testo della canzone in buona parte dei paesi in cui il disco è stato distribuito. Ed infine, a chiudere l'album, ci pensano due brani riflessivi e ricchi d'atmosfera: A Succubus In Rapture va scemando lentamente nella sua iniziale carica aggressiva, mentre Raabjørn speiler draugheimens skodde (unico pezzo in norvegese rimasto) è una versione rimodernizzata di un brano presente nel primo demo della band. Qui lo ritroviamo meno grezzo e molto più raffinato e se ciò gli fa sicuramente guadagnare punti in quanto ad atmosfera creata, non si può non preferire la versione presente su Inn I Evighetens Morke (vinile del '94) per la sua spontaneità.
Da Enthrone Darkness Triumphant ha preso il via tutto, sembra quasi che di Stormblast e For All Tid sia rimasto poco o nulla ed oggi i Dimmu Borgir sono diventati una delle band più famose della Norvegia, con riconoscimenti ed awards piovuti copiosamente. Inutile continuare a dibattere su una loro presunta appartenenza al movimento black, quest album è e resta comunque un piccolo gioiellino capace di suscitare emozioni. Che poi siano diverse da quelle che può suscitare un album black old style questo è un altro discorso.
 


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