- Burzum -
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Burzum - Hlidskjalf Hlidskjalf

Gruppo: Burzum
Genere: Dark Ambient
Etichetta: Misantrophy Records / Cymophane Productions
Data d'uscita: 1995
Voto: 7.5

1. Tuistos Herz - 2. Der Tod Wuotans -
3. Ansuzgardaraiwo - 4. Die Liebe Nerpus - 5. Das einsame Trauern von Frijo - 6. Die Kraft de Mitgefuehls - 7. Frijos goldene Tranen - 8. Der weinende Hadnur
 
RECENSIONE



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Otto brani per narrare la storia della morte di Wotan, cioè Odino, il dio più importante del pantheon pagano nordico. L'eroicità di una morte drammatica come quella di questo mito è perfettamente trasposta in musica da Vikernes.
Abbandonata l'ingenua ripetitività ossessiva di "Daudi Baldrs", Varg crea il disco che supera l'ambient e ci regala una perla rara.
"Tuistos Herz" apre l'album. Dopo una intro dolce come un sussurro, una melodia ci accompagna per tutto il pezzo. Essa sembra quasi improvvisata, ma non crediate che sia ingenua o frutto di scarso impegno, anzi. Proprio in questo modo si giunge a una creazione che è sempre diversa e sorprendente.
"Der Tod Wuotans" ("La morte di Wotan"), è la traccia più evocativa. Una ritmica semplice, data dai soli timpani, rievoca un grido di battaglia spento e perduto.
"Ansuzgardaraiwo", richiede una dose di forza per essere ascoltata. Strumenti particolari (pad, fiati...) si alternano in una danza che lascia ben poco respiro all'ascoltatore.
"Die Liebe Nerpus", sebbene mantenga lo stesso identico ritmo per tutta la durata del pezzo, è così evocativa da portarci in un magico mondo fatto di ghiacci e foreste innevate.
"Frijos Einsames Trauern" appare all'ascoltatore distratto come un insieme di note a caso, le quali, invece, se vi si fa attenzione, sono tutte unite con precisione millimetrica.
"Einfuhlungsvermogen" riprende alcune tematiche di "Tuistos Herz", dando più spazio alla lentezza e alla misuratezza minimale.
"Frijos Goldene Tranen" si presenta esattamente come "Frijos Einsames Trauern", sembrando quasi una "part 2" dello stesso brano.
Chiude l'album "Der Weinende Liadnur", la cui melodia è la stessa di "The Crying Orc" dell'album d'esordio. Questa è la versione ambient, più lenta e più dolce, priva della simiglianza a un lamento della prima versione.
In conclusione, un ottimo disco da lasciar scorrere in sottofondo, per abbandonarsi a un viaggio in un passato senza epoca, quello della mitologia nordica.
 


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