<%response.write("")%> ArcadiA Club - Rabdomanzia: la divinazione della bacchetta magica
 
- La rabdomanzia  -
 
ARTICOLO
Semplici coincidenze o manifestazioni di chiaroveggenza?

Ipotesi sulla mantica della bacchetta magica

La rabdomanzia è una forma di divinazione che si basa sull'utilizzo di un bastoncello di legno, infatti ràbdos, letteralmente dal greco significa bastone. In genere questa bacchetta è un ramo a forcella: usata nel Cinquecento in Germania nelle miniere di carbone per individuare filoni di residui fossili o metalli, anche se in realtà si ritiene che la sua origine risalga ad ancor prima. Successivamente i rabdomanti utilizzarono la bacchetta per individuare falde acquifere sotterranee ma anche oggetti generici, in particolare tesori. Diversi usarono questa tecnica per scovare cadaveri dispersi o autori di delitti. In via generale ogni praticante di rabdomanzia sceglie secondo criteri propri quali oggetti porre come obiettivo della sua ricerca.
Il primo studio a carattere scientifico (per quanto possibile per l'epoca), ovvero che trattò i fenomeni come naturali, è stato condotto nel Seicento dall'abate L. de Vallemont che ne La Physique occulte, ou Traité de la baguette divinatoire propose l'ipotesi questa forma di divinazione fosse dovuta a energie fisiche emanate dagli oggetti stessi.
Nel 1854 il chimico francese Michel-Eugène Chevreul, nell'opera De la baguette divinatoire, du pendule dit explorateur et des tables tournantes, sostenne invece che le vibrazioni che la bacchetta mostrava erano causate da un movimento inconscio dello sperimentatore, e liquidava i casi di ritrovamento come semplici coincidenze.
Nel 1913 fu ripresa in considerazione la teoria dell'abate Vallemont: il rabdomante, particolarmente sensibile ad un dato oggetto è indotto ad agitare leggermente la bacchetta; questa ipotesi è sostenuta dal fatto che lo strumento non solo vibra ma a volte ruota anche su stessa facendo perno sulle forcelle impugnate dal sensitivo, ciò non è certamente giustificabile con un movimento involontario.
Altre teorie moderne sostengono invece che il ramo biforcato sia un semplice appoggio (un mezzo privo di ogni potere in sé) per il soggetto, in realtà di per sé chiaroveggente o comunque soggetto a fenomeni di percezione extra-sensoriale, il quale provoca le vibrazioni nella bacchetta per via di movimenti muscolari inconsci.
Quest'ultima ipotesi è oggigiorno la più accreditata: infatti spesso i rabdomanti operano su cartine topografiche, ad una distanza tale dall'oggetto da impedire qualsiasi emanazione di energia.
Come alternativa alla bacchetta, viene spesso usato un pendolo, ma i discorsi fatti sono applicabili anche a questo mezzo.

Oscar Mondadori, Ugo Dèttore, Paranormale - Dizionario Enciclopedico
 


Raffigurazione di un rabdomante tratta da "La Physique occulte, ou Traité de la baguette divinatoire" dell'abate Vallemont
 
<< INDIETRO by VeNoM00