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Articoli Sogno e visione nel Medioevo
L'evoluzione del sogno nella storia




Sogno e visione nel Medioevo

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 Sogno e visione nel Medioevo

La "cultura" del sogno ha antichissime radici sacrali. Nella mitologia religiosa greco-latina i sogni erano divinità minori al servizio del dio Sonno e degli dei olimpici e portavano sogni sia veri sia falsi. Anche nelle Sacre Scritture il sogno-visione ha sempre una causa soprannaturale: il demonio o, più frequentemente, Dio che se ne serve per ammonire, per fornire predizioni o per manifestare il proprio volere.
<%'ADV_ORGANIZER 1.0 | formato, categoria, base, altezza, unico, disposizione, voto, dove, numero,tipo,refresh,output response.write(organize_adv(0,categoria,468,60,176,,9,,1,1,1,)) %> Il sogno medievale è dunque un sogno sacralizzato, ossia legato alla sfera del soprannaturale, e viene quindi "praticato" dai mistici medievali per accostarsi a Dio attraverso la visione estatica, spesso favorita da erbe soporifere e allucinogene: una pratica condannata dalla Chiesa, che raccomanda mezzi più devozionali come il digiuno.
La Chiesa del resto, nei secoli dell'alto Medioevo (V-XI secolo), mostra diffidenza verso i sogni, che pure abbondano nell'agiografia: teme infatti le false e tentatrici immagini mandate dal demonio e l'intreccio tra coscienza cristiana e tradizioni celtiche e germaniche, in cui i sogni sono strettamente legati a una pericolosa dimensione magico-pagana.
Il quadro cambia dopo la metà del XII secolo: la presenza del sogno si dilata - grazie alla diffusione delle esperienze mistiche e al mutato atteggiamento della Chiesa - e diventa anche oggetto di suggestive interpretazioni e di interesse filosofico.
La "rinascita" del sogno comporta due conseguenze. In primo luogo la "desacralizzazione": il sogno è sempre meno legato al divino e sempre più al corpo e a fenomeni psicosomatici, anche se non perde una certa componente profetica e si lega, soprattutto nel Rinascimento, all'astrologia. In secondo luogo la "democratizzazione": il sogno, nella civiltà greco-latina, ebraica e alto medievale, era prerogativa dei detentori di autorità (re, eroi, patriarchi-santi, per molti dei quali diventava efficace strumento di potere carismatico); ora invece si estende anche ai borghesi e ai chierici e penetra nella fantasia degli scrittori che sempre più numerosi introducono nella creazione letteraria sogni-visioni, ormai pretesto per raffinate e complesse allegorie.
Uno dei più grandi autori della letteratura italiana medievale, Durante Alighieri, fa scandire momenti significativi del proprio itinerario spirituale nell'opera "Vita nuova" proprio dalla visione-sogno, nel suo caso dell'ipostasi (o personificazione) di Amore. Nell'opera inoltre il sommo poeta si attiene alle credenze tradizionali che assegnano i "somnia vera" alle prime ore dell'alba, pensiero più che ridondante nell'ambito della cultura medievale e sostenuto ancora oggi da alcuni studiosi.

 

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