- Albert Camus, "La caduta": Amsterdam, Mexico-City Bar -
 

Albert camus: Mexico-City Bar
 
L'INTERROGATO E' IL LETTORE

"Ero tormentato dall'idea che non avrei avuto il tempo di portare a termine il mio compito. Quale compito? Lo ignoravo. Per essere franco, quel che facevo, metteva conto di essere continuato?"

 L'interrogato è il lettore. Se è silenzio, non c'è una risposta. La risposta sarebbe agghiacciante. "La caduta": un termine solo, scritto sul bianco di un foglio, pieno di significati e la tua vita è lì.

Non un fatto occasionale, che può succedere, risolversi, ripetersi. No. La caduta, quando è avvenuta, è irreversibile, te la porti dentro per sempre. E' l'esigenza di autenticità, di integrità, che scoppia. E' il desiderio di non morire senza aver confessato tutte le proprie menzogne:"a chiunque", dice Camus, perché altrimenti la morte le avrebbe rese definitive. "Questo assassinio della verità mi dava le vertigini".

Ma l'uomo è come un moscone estivo dietro al vetro della stanza. Vale la pena di osservarlo.  Continua a sbat­terci contro, nel tentativo di uscire, anche se la finestra è solo socchiusa, non vede l'ostacolo, né sa come aggirarlo. Anche se sarebbe così facile, se solo allargasse il proprio orizzonte!  "Il motore cominciò a far capricci, ad avere arresti inspiegabili."

L'avvocato del romanzo chiude a un certo punto lo studio a Parigi e approda  ad Amsterdam. Vi si stabilisce. Il suo studio diventa un bar del quartiere dei marinai: "Mexico-City". Qui egli incontra il suo interlocutore senza nome, a cui racconta tutta la propria vita , solo apparentemente senza uno scopo preciso. In realtà, questa sarà la sua nuova professione, che rappresenterà per lui la soluzione pratica e ideale della vita, dei suoi enigmi. Qui egli approda de­finitivamente. Seduto al tavolino del bar, attende un altro uomo, un uomo come lui,  per parlare, per confessare tutte le proprie abiezioni, ad una ad una, scoprendone anche là, in quei fatti dove sembrava che non ce ne fossero. Poi egli va oltre: "Mescolo quel che mi concerne e quel che riguarda gli altri. Prendo i tratti comuni, le esperienze sofferte insieme, le debolezze che abbiamo entrambi, le buone maniere, l'uomo d'oggi insomma, quale infierisce in me e negli altri. Quando il ritratto è terminato, come stasera, lo mostro tutto sconsolato: - Ahimè, ecco chi sono - La requisitoria è finita. ma in quel preciso istante, il ritratto che mostro ai miei contemporanei diventa uno specchio." Ecco che cosa egli intende quando dice di esercitare il mestiere di giudice-penitente: accusarsi e nello stesso tempo giudicare tutti e allargare il proprio sguardo a tutto l'uo­mo contemporaneo. Quasi senza accorgersene, Camus usa l'arte della maieutica, arte simile a quella della levatrice quando aiuta a partorire, come, da una diversa posizione, già' faceva Socrate, per far nascere la verità in bocca al suo discepolo. Far avvenire nell'altro la caduta, togliergli la maschera, portarlo alla conoscenza esatta della propria identità, alla confessione fatta così, in un bar, ad uno sconosciuto.

L'autore, al di là del romanzo, scrivendo, mette alla prova se stesso: è importante ricordare che questo è il suo ultimo libro: oltre non andrà.

L'unico valore che egli riesce a vedere in questa sua indagine è la solidarietà tra uomo e uomo, l'unica che gli sembra poter creare un nuovo umanesimo, una nuova società costruita sull'uomo e per l'uomo. Ma, qui, egli vi accenna appena proprio nel momento in cui si rivela il fatto che fa scattare la crisi. E' infatti la mancanza di solidarietà verso l'altro, proprio l'abbandono al proprio destino di una donna che sta per suicidarsi, ciò' che fa scattare tutto il travaglio interiore del protagonista. Quest'ultimo, però, al termine del romanzo, approda alla sola conclusione che egli può assolversi e vivere senza problemi tutte le proprie abiezioni, proprio dichiarandole apertamente e dimostrando che tutti sono, al fondo, uguali a lui. In questo modo egli riesce a non sentire più quelle immaginarie risate ironiche, che gli echeggiavano intorno perseguitandolo."Ho accettato la duplicità anziché affliggermene". Questo è il suo punto fermo. Poi continua:"Io sono come loro, certo, siamo nella stessa broda. Io, però, ho una superiorità, quella di sapere, il che mi dà il diritto di parlare".

"Non rida! Sì, lei è un cliente difficile, me ne sono accorto alla prima occhiata. Ma ci cascherà anche lei, è inevitabile. La maggior parte degli altri sono più sentimentali che intelligenti, si disorientano subito. Con quelli intelligenti, ci vuol tempo. Basta spiegar loro il metodo, a fondo. Non dimenticano, riflettono. Un giorno o l'altro, un po' per gioco, un po' perché confusi, confessano."

Il protagonista non può fare a meno ormai di quei momenti in cui, con l'aiuto dell'alcool, uno dei suoi"clienti" crolla e si batte il petto. "Che ebbrezza sentirsi padreterno e distribuire attestati definitivi di vita dissoluta e cattivi costumi. Io compatisco senza assolvere, capisco senza perdonare, e soprattutto sento che finalmente mi adorano". Tutto questo rappresenta l'equilibrio, la felicità.

Lo spiraglio nell'assurdo, tuttavia, l'enigma del cerchio che non si chiude, è ancora alle porte:"Anche quando si è scoperto il segreto di una vita buona, a volte ci si smarrisce, si dubita dell'evidenza. La mia soluzione non è certo l'ideale, ma quando la nostra vita non ci piace e si sa di dover cambiare, non c'è scelta vero? Come si fa ad essere un altro? Impossibile. Bisognerebbe non essere più nessuno, abbandonarsi completamente in qualcuno, almeno una volta."

Lo sguardo di chi legge, lo sguardo dell'uomo che legge, non può non commuoversi profondamente, fermandosi su queste parole. Se si osserva bene, tuttavia, la figura che traspare è ancora quella dell'egocentrico Jean-Baptiste Clamence, avvocato."La caduta" non ha provocato in lui, in realtà, un mutamento radicale. Come gli esistenzialisti, egli si sforza di rendere l'individuo, sufficiente a-se-stesso. Questo individuo, però, nasce dal nulla e al nulla conclude. Tutta la realtà appare quindi superflua e l'esistenza assurda.
 

<< INDIETRO