- Regimi islamici in Siria e Somalia -
 

Shikh Nasrallah
 
SIRIA: TERRORE ED ANTISEMITISMO

Durante la storica visita di Vladimir Putin, il primo capo dello Stato russo, il premier Ariel Sharon gli ha fatto consegnare un nutrito dosier su "Siria, terrorismo e antisemitismo".
Cosa c'è in quel dossier che consta più di cento pagine?
Un po' di tutto: dalle prove che la armi di distruzione di massa di Saddam sarebbero finite oltre confine ben prima dell'inizio della guerra, agli indizi sui coinvolgimenti di Damasco nell'organizzazione della guerriglia baathista irachena che, insieme a quella islamica, è responsabile di più di tre attentati al giorno, all'elencazione delle violazioni dei diritti umani nel regime di Bashar Al Assad, passando per alcune perle di antisemitismo del XXI secolo, come il il non voler dare in estradizione gli ultimi criminali nazisti viventi (già consiglieri del padre di Bashar Al Assad, Afez), con la motivazione che in Siria "uccidere ebri nono è reato" o come il il profluvio di edizioni libanesi e siriane di un classico dell'anti-giudaismo della polizia zarista: i protocolli dei Savi di Sion.
Un estratto di tutto ciò è stato pubblicato dalla rivista israeliana che fa capo all'Intelligence and terrorism information center (CSS) del colonnello Reuven Erlich.
È di recente pubblicazione (risale, infatti, al maggio 2006) ed è introdotto da un avvertenza che fa venire i brividi: "Tutto quello che leggerete, anche se vi sembrerà immaginario, in realtà è accaduto davvero, gli ebri sono i nostri nemici e manovrano da anni un complotto per sopraffare i paesi arabi [... ] La pubblicazione del loro progetto di conquistare il mondo serve a far conoscere chi sono i veri nemici di Siria".

A tale affermazione fa eco quanto detto dal presidente siriano Bahsar Assad in occasione della visita papale del 5 maggio 2001: "Gli ebri cercano di uccidere i principi di tutte le religioni con la stessa mentalità con cui hanno tradito Gesù Cristo e Nello stesso modo in cui hanno cercato di tradire e uccidere il profeta Maometto".
L'editorialista del quotidiano governativo siriano Al-Akhbar scriveva, invece, il 20 aprile 2001 e ribadiva il successivo 27 aprile: "Hitler va ringraziato perché ha vendicato in anticipo i palestinesi, anche se dobbiamo lamentare il fatto che la sua vendetta nono è andata abbastanza avanti".
In Siria esiste un ministero per la propaganda contro Israele e gli ebrei.
Nonostante l'apparenza di democrazia del governo siriano, infatti, esso, in realtà, presenta tutti gli aspetti tipici di un regime totalitario; è, infatti, un governo a partito unico, che sostiene ed è a sua volta appoggiato da vari gruppi di combattenti, primi tra tutti gli Hizbollah ed il loro leader Shikh Nasrallah, e che, soprattutto, viola sistematicamente i diritti umani. Tra i diritti negati alla popolazione siriana si ricordano in particolare: la libertà di stampa. L'uguaglianza politica e giuridica per le donne le minoranze, le elezione pluripartitiche, la libertà di religione e do pacifico dissenso politico, la libertà di associazione e di assemblea, la libertà di movimento.
In Siria è vietato tutto: da Internet ai libri stranieri che nono abbiano passato il visto censura, a diffondere informazioni che possono mettere in cattiva luce il regime.
Tuttavia, per lo stato siriano non si può propriamente parlare di stato totalitario.
Un regime totalitario prevede, infatti, che il partito al potere abbia il consenso delle masse e che attraverso le proprie organizzazioni tenti di mobilitarle. La realtà del governo siriano si discosta, invece, in buona parte da tale previsione: il partito di governo, infatti, di ideologia baathista, è comandato da alawiti, una setta di origine islamica (derivante da un'ideologista sciita), che non è ben vista dalla maggioranza della popolazione siriana.
Per "catalogare" tale stato, quindi, ci si può rifare alla definizione che molti hanno attribuito al regime fascista italiano, giudicato un "totalitarismo imperfetto", poiché, anch'esso, come il regime di Siria, fu incapace di sottomettere completamente la società civile (è tesi della Arendt e di De Felice).
 
SOMALIA: AL POTERE MILIZIE VICINO AD ALQAEDA

Dopo dieci anni di vuoto di potere seguito al ritiro degli ultimi militari americani e dopo anni di guerra tra fazioni contrapposte, le milizie islamiche vicine ad Al Qaeda hanno sconfitto i "signori della guerra" filo-occidentali ed hanno imposto la Sharia.
La Somalia si avvia, così, a diventare un nuovo regime totalitario islamista come l'Afghanistan dei Talebani, o almeno, questo è ciò che temono tutti gli analisti.
Anche prima della vittoria islamista, la sharia era già stata imposta a gran parte del Paese, poiché le milizie filo-occidentali stesse l'applicavano per mantenere l'ordine col pugno di ferro nei territori da loro controllati. Gli islamisti hanno posto bruscamente fine all'anarchia somala e al sogno di tanti libertari di una terra senza stato. Infatti i libertari americani avevano sempre citato la Somalia come un esempio di sviluppo per i Paesi africani. Associazioni libertarie come Awdal lavoravano da anni in Somalia per avviare una cooperazione economica rigorosamente non statuale. Ora sarà sicuramente tutto più complicato.
 
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