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Scritto da: VeNoM00 | Discuti sul FORUM | ||
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Kant non vuole accettare solo conoscenze probabili, la scienza sembra il
linguaggio progressivo dell'uomo, ci devono essere dei nuclei comuni e non
probabili. Egli riteneva in sostanza che l'intelletto umano avesse la
possibilità di creare una conoscenza universale. Però prima di potersi
concetrare sue questo bisogna criticare, ovvero stabilire la possibilità,
la validità e i limiti dell'oggetto di studio, in questo caso la
ragione pura, usata a priori.
L'opera può anche essere suddivisa in una pars construens e una destruens nei confronti della ragion pura. Pars costruensSe matematica e fisica non fossero pure sarebbero contingenti,
ovvero non incontrovertibili, quindi empiriche, ma questa visione
ricondurrebbe ad un paradigma debole tipico dell'empirismo radicali
humiano che Kant non accetta. Non
ricorre però neppure al dogmatismo, ma al criticismo: quali sono le condizioni Soggettive che
permettono che queste due scienze siano pure? Come sono possibili i giudizi
sintetici a priori (o puri), ovvero prima dell'esperienza sensibile? Tentiamo di
capire meglio su cosa sta indagando Kant.
Giudicare significa
mettere assieme un soggetto e un predicato, questo può essere fatto in modo
analitico o sintetico. Coma fa il soggetto ad
ottenere una conoscenza sensibile? Prima di tutto è dotato di
organi sensoriali che registrano dati, sono ricettivi e mi lasciano un'impressione
(come già diceva Hume), è una forma di conoscenza passiva. Questi dati sono episodici, è poco; in realtà hanno molto più
senso (divengono oggetti sensibili) quando li elaboro. Noi veniamo impressi e li
riconosciamo perché li inseriamo all'interno di uno schema spazio-tempo.
Lo spazio mi permette mi permette di conoscere gli oggetti di matematica
geometrica mentre il tempo è più adatto ad interpretare l'algebra. Per oggettivare ulteriormente i dati sensibili posso anche applicarvi le categorie, ovvero concetti puri, basiliari della mente che rappresentano le supreme funzioni unificatrici (come capiremo meglio tra poco) dell'intelletto. Si tratta delle condizioni delle mediazioni, ovvero quelle che mi permettono la conoscenza mediata (intelletto). Le categorie sono:
Sembra un'idola di Bacone, anticipo la natura, le applico la mie categorie.
Per giustificare le
categorie devono essere dedotte. Deduzione è
da intendersi in senso giuridico, ovvero giustificare, legittimare qualcosa, non
de
facto ma de iure: non devo inventare la realtà ma ordinarla, solo questo è
legittimo. Per quanto riguarda spazio e tempo è diretto e immediato, se così non
fosse non potrei conoscere nulla. La pars destruens, risponde al quesito che chiede se è possibile una metafisica come scienza. Il termine dialettica ha una connotazione negativa: si tratta di un uso apparente (apparenza non in senso estetico) delle forme pure (le categorie) che porta ad una conoscenza illusoria. Essa ci fa credere di poter utilizzare quella che Kant definisce ragione in senso stretto, la facoltà che pensa l'incondizionato, la totalità. Essa, per quanto illusoria, si occupa di tre tipi di scienza:
Le modalità di queste indagini sono illusorie, in quanto tentativo di applicazione delle categorie al di fuori del fenomenico. Si tratta però di una tendenza naturale, abbiamo dentro noi il desiderio di pensare senza dati, come quando la colomba presa dall'ebbrezza del volo e sentendo l'impedimento dell'aria immagina di volare meglio senza aria, ma in realtà questo sarebbe per lei impossibile. Così le categorie, senza dati sensibili, sono del tutto inutili e inservibili. Queste discipline vengono chiamate razionali per il loro legame con la ragione (da intendersi in senso stretto), facoltà umana fallace, perché pensa all'incondizionato, la totalità, al noumeno. Psicologia razionaleA riguardo dell'anima, Platone parlava di parti, Aristotele di funzioni, il che è più sottile. Per Kant pensare l'anima come totalità è dovuto ad un parallogisma: l'anima è usata come io penso, come atto, ma in realtà non so nulla su chi lo fa, invece spesso (come accade per Cartesio che fa fare un salto dall'atto alla res extensa) l'anima diventa un essere, una sostanza. Dunque questi discorsi non sono costitutivi. Cos'altro so di me? Tutto quello che posso sapere trattandomi come un qualunque altro fenomeno, applicando categorie. Cosmologia razionaleI fenomeni fisici li conosco in quanto fenomeni elaborati con le categorie. Ma la mia tendenza naturale mi porta a pensare il cosmo come unitario (physis o natura). La cosmologia razionale nei secoli ha stabilito delle antinomie (letteralmente leggi opposte): ovvero affermazioni tra cui non si conosce quella corretta, e una esclude l'altra.
Kant non accetta queste domande perché pretendono di parlare del tutto. I problemi non possono sussistere, li scioglie, sono indecidibili. Teologia razionaleLa metafisica ha sempre tentato di parlare di Dio come ente necessario. Kant contesta le tre maggiori prove:
Come è possibile la metafisica come disposizione mentale? La metafisica (applicazione dell'intelletto fuori dal suo campo, quindi non
più intelletto ma ragione) è una tendenza naturale dell'uomo. Non ha però valore
costitutivo perché va oltre il fenomenico. Con questo Kant non vuole però
rifiutarla: serve per porre i limiti, ha funzione regolativa (non
conoscitiva).
Regolativo significa anche che regola il nostro agire, verrà quindi recuperata
nella Critica della ragion pratica (pratica nel senso aristotelico di
prassi).
Nella critica del giudizio introdurrà (escludendo il primo livello) il sentimento, sensibilità non scientifica, aprendo così le porte al Romanticismo. Il sentimento sarà facoltà con valenza conoscitiva anche se non scientifica.
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