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Scritto da: VeNoM00 | Discuti sul FORUM
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Marx: contesto storico e socialismi utopistici
I socialismi utopistici prima di Marx e il suo giudizio su di essi.

Marx si dedica a scrivere a cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta dell'Ottocento. La sua opera principale è Il Capitale, scritta a quattro mani con Engels e pubblicata in tre tempi, di cui l'ultimo volume postumamente. A metà Ottocento la rivoluzione industriale era ormai matura in molti paesi d'Europa e contestualmente a questo fatto si erano sviluppate varie teorie definite di socialismo utopistico: un insieme di proposte che manifestano la volontà di cambiare una società come quella industriale che ha causato una situazione opprimente per molte classi sociali. Per Marx si trattava di teorie utopistiche (connotazione negativa) e critico, perché i suoi pensatori hanno avuto il merito di aver individuato l'antagonismo tra le classi ma "non hanno vissuto nessuna attività storica autonoma dalla parte del proletariato". Descrivono giustamente il conflitto, ma non sono mai riusciti ad attuare nulla. Marx si prpone invece invece di sorpassare questa semplice conflittualità, cavalcarla.

Socialismo utopistico rivoluzionario

I movimenti rivoluzionari del tempo assunsero una forma cospirativa che fa uso della violenza politica per abbattere i vari regimi al fine di ottenere una vera eguaglianza, anche economica, e di rimuovere proprietà privata. Tra i pensatori di questa corrente rivoluzionaria ricordiamo Babeuf e Buonarroti, animatori della Congiura degli eguali contro il Direttorio in Francia: secondo costoro l'uguaglianza civile non era reale perché astratta, volevano in sostanza abrogare la proprietà privata, obiettivo che richiedeva l'abbattimento del Direttorio per poi sollevare il popolo.
Questa corrente rivoluzionaria prosegue con Blanqui, importante esponente del 1848 francese, promotore del progetto degli opifici nazionali nella neonata repubblica. Il suo progetto tuttavia non prosegue, per via dell'elezione di Napoleone.
Marx trae forte ispirazione da questa corrente, in particolare per il concetto di rivoluzione e per l'abolizione della proprietà privata; rifiuterà invece l'assenza di uno studio approfondito delle strutture sociali, Marx riteneva infatti che fosse necessario conoscere il sistema economico capitalista a fondo, per poterlo abbattere. L'approccio doveva quindi essere rivoluzionario ma anche scientifico.

Socialismo utopistico riformista

Un'altra corrente che si era sviluppata nel corso dei primi decenni dell'Ottocento è quella di coloro che hanno progettato nuovi modelli sociali da realizzare tramite riforme, non rivoluzioni, sperando che questi possano contagiare l'intera società e quindi realizzarsi completamente. Tra questi ricordiamo Robert Owen che da operaio diventa proprietario di fabbrica, uno dei primi teorici ad accettare il sistema di produzione industriale pur contestando la struttura servo salariato/padrone proprietario. Nelle sue teorie, Owen, si richiama a Thomas Moore e a Platone. Da quest'ultimo recupera l'idea di comunismo limitato, mentre da Tommaso Moro raccoglie invece l'idea dell'Isola di Utopia dove non vi era proprietà privata, e dove tutto era amministrato dagli stessi abitanti in particolare da alcuni saggi.
Owen ipotizzava che gli operai vivessero attorno alla fabbrica in una situazione sufficientemente decorosa e pulita. Le sue prove concrete avrebbero dovuto poi contagiare l'intero sistema produttivo: non intendeva promuovere una rivoluzione. Secondo Owen questi esempi riducevano o annullavano la conflittualità sociale, garantivano migliori situazioni di vita ed eliminavano la lotta di classe.
Nel primo Ottocento un modello simile fu elaborato anche da Charles Fourier, che progettò dei falansteri, unità abitative per lavoratori. Per Fourier bisognava rendere il lavoro attraente, fatto di per sé naturale per l'essere umano, ma ciò è stato sovvertito dalla mentalità capitalista. Egli progetta dunque una società perfetta in cui il lavoro è felicitante, basata su unità agricolo-industriali dove non esiste proprietà privata, dove tutto è in comune, e anche la politica è amministrata all'interno di queste comunità. Il surplus produttivo deve essere scambiato. Fourier, come Owen, era un riformista che mirava a far diffondere il tutto a partire da un esempio.
Pierre-Joseph Proudhon fu invece massimo esponente tedesco dell'anarchismo sociale, che si contrappone a quello individualistico di Stirner. Egli sosteneva la necessità di riformare completamente il sistema della proprietà privata, che gli definiva "un furto di pochi a danno di molti", o persino "il suicidio della società". Per Proudhon l'uomo non lavora mai da solo, fosse anche solo per gli strumenti di cui si serve e che qualcun altro ha prodotto, ma sempre in gruppo e per questo rifiuta la legittimazione della proprietà privata di Locke (secondo il quale era il frutto del lavoro del singolo). La proprietà privata è un suicidio perché il frutto del lavoro è di gruppo. Marx in proposito assume un atteggiamento molto scientifico: la proprietà privata non è furto, non ne da un giudizio morale.
Anche per il socialismo utopico riformista Marx trova la causa del fallimento nell'assenza di uno studio approfondito del sistema capitalista.

 


Karl Marx
 
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